Quando hai iniziato? Perchč?
Ho iniziato da ragazzino, avevo 13 anni, nel novembre del '75. Allora abitavo a Bergamo e un giorno andai in centro per vedere delle palestre: gli atleti si allenavano, tutti precisi sincronizzati, con il kimono!! Ne rimasi affascinato.
Ho poi scoperto che un mio compagno di scuola praticava karate, e cosė, grazie a lui, ho iniziato allEuroschool, dove insegnava il M°Fugazza, e anche un Maestro giapponese che veniva una volta al mese, il M°Shirai. Solo con il tempo ho capito la fortuna di essere capitato in una scuola di cosė alto livello!
La mia prima lezione iniziō in ritardo di un mese, rispetto al corso, con oitzuki. Nel corso di poche lezioni, raggiunsi gli altri. Poco tempo dopo, ci preparavamo per il 1° kata, quando il M Fugazza, che in quel momento era 4° dan, nella squadra Nazionale, lo eseguė per noi. Ci lasciō a bocca aperta, in quel momento assaporai per la prima volta il grande fascino di questArte Marziale, ancora oggi ho un ricordo indelebile di quella dimostrazione e, a mia volta, quando insegno alle cinture bianche, ripropongo la stessa energia, sperando di dare un imprinting felice agli allievi.
Due anni dopo arrivō all'Euroschool il M° Naito, direttamente dal Giappone. Ricordo che era in occasione di una lezione del M°Shirai e durante ju-ippon kumite, il M° Naito ed il M° Fugazza, uno contro laltro, in una sola combinazione, attraversavano da un lato allaltro la palestra, tanto era limpeto nelle loro tecniche. Nei miei occhi di ragazzino, erano spettacolari.
E cosė lanno dopo, il nostro Maestro divenne il M° Naito, che non sapeva una parola di italiano, qualcuna di inglese, ma sapeva essere un maestro meraviglioso.
Linflusso positivo di questi Maestri, che attraverso il karate insegnano grandi doti come lumiltā, l'impegno, la tenacia e la perseveranza per raggiungere l'obiettivo, mi ha sempre stimolato e sempre pių legato al karate. In quegli anni, durante gli allenamenti, limpegno fisico e mentale era altissimo, non potevi trovarti in una lezione ed esserne indifferente o cercare scorciatoie. Eri immerso in unatmosfera che era densa di voglia di imparare.
Sono arrivato ai 18 anni senza fare lesame di cintura nera poiché si teneva a Milano e non avevo modo di andarci. In seguito, la vita, con le sue vicissitudini, tra il militare ed il trasferimento a Merate, mi fece allontanare dal karate.
Di lė a poco, incontro una persona, che giā conosco
: Ma tu non venivi allEuroschool? chiedo. Mi risponde: Sė, e adesso insegno qui a Paderno dAdda. Era il M° Severino Colombo, ed ho iniziato cosė a seguire il suo corso. Sei mesi dopo partecipai con successo agli esami di 1° Dan.
Perché hai continuato e continui dopo cosė tanti anni?
Ho goduto dellatmosfera che i Maestri sapevano creare: quando si parla di unarte come il karate, conta non solo saperlo insegnare, ma anche il modo con cui ti accingi alla lezione.
Fare karate porta ad avere un'analisi introspettiva molto critica. Senza questa predisposizione, non si riesce a perdurare, perché o ci si perde d'animo, o ci si annoia, e si trovano scuse e illusioni che non permettono di progredire.
Serve quindi una mentalitā particolare, ed č uno dei motivi per cui si inizia in tanti a cintura bianca ma pochi arrivano al 1° dan.
Continuare č una sfida senza tregua e di grande soddisfazione.
Basti pensare che viene sempre proposto di fare il pugno oitzuki da quando sei 10° kyu, cintura bianca, a quando sei cintura nera 5° Dan: ti accorgi che non sarā mai lo stesso pugno, perché sei tu che cambi.
Per arrivare a questa consapevolezza č importante che chi ti insegna sappia mantenere alta la tua concentrazione, e soprattutto sia sempre davanti a te, per farti vedere come puoi ancora migliorare.
Qual č l'importanza del Maestro nel karate?
Il maestro č davanti a te tutti i giorni, quello che lui sa vedere in te č impagabile.
Quando ti corregge, non lo fa in maniera generica o pensando ad un livello diverso dal tuo, ma ti aiuta a colmare quella lacuna, specifica, che tu non vedi ancora, ma lui vede e corregge, per darti ulteriori possibilitā di sviluppo.
Avere la possibilitā di sperimentare questa disciplina dove il Maestro ti dona il suo sapere, č una fortuna.
In palestra (dojo) cč un particolare silenzio durante le lezioni, che viene dalla tradizione giapponese: io insegno, tu devi stare in silenzio ad ascoltare. Solo dopo aver a lungo sperimentato loggetto dellinsegnamento avrai abbastanza conoscenza e allora potrai parlare.
E, magari, in quel momento sarai tu stesso a decidere che non c'č pių bisogno di parole.
In tutto questo cč una filosofia incredibile di auto-miglioramento, di disciplina, di carattere, di rispetto.
La cosa importante che tutti i grandi Maestri danno ai propri allievi, e il nostro Maestro dā a noi (perché č un grande Maestro) č lopportunitā di imparare bene a fare karate, imparare tutto quello che serve per il tuo grado, avere una base profonda, e cosė variare un dettaglio, quando serve, diventa facile. Tutto ciō ha permesso, negli anni, alla nostra scuola, di mettere a fuoco il punto fisso del Maestro: la qualitā. Il nostro Maestro non ha mai girato intorno allostacolo, ha sempre chiesto a tutti il massimo ed č anche stato osteggiato, a livello federativo, da chi lo vedeva troppo attivo.
Dopodiché Il M° Shirai per primo č venuto qui, da lui, a fare lezione per la nostra scuola, riconoscendogli questa qualitā.
Se sei un Maestro non devi avere invidia verso qualcuno o verso i tuoi allievi. Il M° Severino non ha mai voluto guadagnare con il karate. Il suo obiettivo č: fare bene karate e vedere un karate vero dai suoi allievi. Ed č quello che č riuscito a fare.
Che differenze hai notato nella pratica del karate rispetto al passato?
La didattica del karate č cambiata molto.
All'inizio c'era una rigiditā di allenamento ed una metodologia piuttosto dura. Ad esempio, non si poteva entrare dopo il saluto per nessuno motivo (si mancava di rispetto al dojo e al Maestro). Il controllo dei colpi era minimo
quando cera, e al limite delle forze.
Oggi č cambiato il mondo ed č cambiato, di conseguenza, linsegnamento.
Quello che dobbiamo tenere presente č che, anche oggi, possiamo arrivare agli stessi livelli di prima; se un tempo ci si arrivava per selezione naturale, oggi devi essere tu ad avere molta voglia e volontā di apprendere sia ciō che il Maestro dice sia ciō che dimostra e mettere in sintonia il tuo ki per imparare; ed infine, negli anni, mettere il tutto in pratica.
Se non hai voglia di migliorare puoi comunque rimanere nel gruppo e fare ginnastica, ovviamente non raggiungerai mai un livello tecnico superiore, mentre una volta, la scelta era tra progredire o andarsene.
Una svolta nella didattica si č avuta attorno al 1990, con larrivo del M° Hidetaka Nishiyama e la reintroduzione del karate Tradizionale al posto di unaffollata, e a volte degradata, proposta di stili di karate diffusi nel mondo in quegli anni.
Il M°Nishiyama, per primo, portō non solo lesempio pratico di come si fa ma iniziō a spiegare sia le tecniche, sia i meccanismi fisici e muscolari applicati al karate e studiati nelle universitā. Cosė facendo, si č avvicinato al metodo occidentale di apprendimento, che mira ad un insegnamento verbale oltre che pratico, aiutandoci ad entrare profondamente nei fondamenti di questarte marziale giapponese.
Premia di pių la prestazione fisica o la concentrazione mentale?
Č importante lo Zanshin (tenere la mente).
Un atleta puō essere allenatissimo ma se la sua mente non č presente, il suo fisico si stanca e, finite le energie, non reagisce pių.
Contrariamente, per esempio in una situazione di estremo pericolo, una mente determinata puō essere vincente anche se il corpo č stremato, trova comunque uno spunto determinante a risolvere la situazione. Certo, serve anche il fisico, che č la base di partenza.
Il karate si prefigge di allenare lo spirito, e lo spirito č frutto dellelaborazione della mente. Non č semplice.
Il M° Kase diceva: Ecco, oggi vi ho spiegato questa cosa. Tra dieci anni vedremo il vostro miglioramento. Il karate non č una cosa dove la differenza si vede in poco tempo. Lui dava tempo 10 anni per comprendere e padroneggiare una qualitā.
Cosa sia lo spirito diventa sempre pių evidente progredendo con la pratica. Le sfumature che ti nascondono l'essenza se ne vanno. Diventa sempre pių chiaro da dove devi prendere lenergia e verso dove indirizzarla.
Cosč la perfezione?
La perfezione nel karate si trova nella tecnica. Quando alleniamo la tecnica, la perfezione č lobiettivo da raggiungere e la tecnica perfetta va cercata maniacalmente, di continuo.
Con il passare del tempo e dell'etā, a 20, 40, 60 anni, il corpo cambia, e continuo a perfezionarmi, a cercare nella tecnica per trovare il meglio delle mie potenzialitā.
Il M°Shirai dice: bisogna allenare tantissimo la tecnica, per capire che non cč solo la tecnica, ma č un tramite per arrivare a qualcosa che la trascende. Noi pratichiamo unarte dove cč una filosofia di base incredibile, studiata e perfezionata da quelle personalitā incredibili che sono stati i Maestri della storia; la tecnica č il mezzo in cui ci č tramandata. Ognuno di questi Maestri aveva da trasmettere tante cose, affinate nella propria esperienza pratica, ma, anche per questioni storiche, il karate era unarte segreta, non ne era permessa la pratica, dunque non esiste una conoscenza tramandata tramite scritti o parole, ma solo con il sapere che passa il testimone con le azioni, secondo il metodo dei kata, che codificano al loro interno lintero sapere del karate.
Come si riflette il karate nella vita al di fuori del dojo?
Il karate forma la nostra personalitā. La pratica prevede un periodo non trascurabile di attivitā, e abbraccia pių della metā della vita di tanti.
Mi ha aiutato ad affinare la capacitā di ascoltare, senza la quale non si č capaci di apprendere o di conoscere, e ha forgiato in me un miglior autocontrollo.
Non mi č mai successo di usare il karate a scopo di difesa, mentre, mi č capitato di trovarmi in una situazione di pericolo ed in quel momento ho avuto la sensazione che il tempo si dilatasse, come al rallentatore, e decisi di non agire.
Mi ha fatto molto piacere sentire, tanti anni dopo, una spiegazione del M° Shirai: Se siete ben preparati nel karate, potete dividere la vostra capacitā di risposta in almeno 3 livelli: sapere che si puō evitare di combattere e scegliere di andare via, sapere che potete rispondere per scoraggiare l'avversario, sapere che devi difendere la vita. Fondamentale sapere che si puō scegliere la reazione adeguata, in base alle situazioni.
Cosč il 6° dan?
Per me č un premio. Non come quando vinci una coppa, la metti in bacheca e la fai vedere a tutti. Č un premio, un dono, che ho dentro e sento di restituire nel fare, nellinsegnare: č uno stimolo, non un punto di arrivo.
Mi sono sentito onorato quando mi č stato proposto dal M° Shirai, soprattutto perché č stato inaspettato.
Devo ringraziare il mio Maestro Severino per avermi cresciuto fino a questo punto. Un grado alto richiede preparazione, č quindi evidente che non arriva da un singolo impegno.
Con la sua costante presenza ed il suo contributo spirituale, il Maestro Severino dirige tutta la nostra scuola verso alte vette di miglioramento di molte doti umane, che sono la pių importante conseguenza di una buona pratica del karate durante tutta la vita.