Cosa ti ha spinto a praticare karate?
Sono sempre stato un bambino timido, con un sacco di paure. Un mio amico ha iniziato a praticare karate alla scuola Shotokan Ryu di Verderio e mi ha incuriosito. Ho voluto provare anche io, mi piaceva e mi piaceva lambiente, ho continuato e ho superato lesame di cintura nera nel '90 a giugno.
Quando e perché hai iniziato agonismo?
Ho iniziato appena diventato cintura nera. Agonismo voleva dire fare pių allenamenti e pių duri, perché volevo raggiungere un livello pių alto.
Mi ricordo il primo allenamento agonistico: cerano Chirico, Farina, Pazienza, tutta gente alta un metro e 80, mentre io ero un bambinetto di 12 anni, mi facevano paura. Una domenica mattina mi sono quasi messo a piangere: vedo che arriva un pugno ad un centimetro dalla faccia e penso questo mi distrugge. Insomma, sono state esperienze forti.
Qualche anno dopo mi sono allenato anche con la nazionale: andavo con Alessandro Monguzzi a Bologna. Giā una settimana prima iniziavo a stare male perchč gli allenamenti erano veramente molto duri, si trattava di 3 ore di allenamento intenso e alla fine e si faceva una gara interna di un'ora e mezza di combattimento, perché erano allenamenti mirati per il kumite.
Ho smesso di fare agonismo quando ho iniziato a lavorare, continuavo a fare le gare allenandomi sempre meno e arrivato a 35 anni ho definitivamente chiuso con le gare.
La gara č stato un qualcosa in pių per aiutarmi a migliorare ma non č mai stato il mio obiettivo, anzi, forse il karate lo apprezzo di pių adesso.
Dopo tanta esperienza, cosa pensi del karate?
Il karate non č solo unattivitā fisica, il karate č la testa prima di tutto. La testa attraverso il fisico. Se riesci a entrare nella mentalitā di voler raggiungere un obiettivo, ci arrivi. Il karate non č semplicemente uno sport ma č una disciplina finalizzata ad una ricerca continua del miglioramento personale. Se vai in palestra per fare karate devi avere la testa per poterlo fare, se non riesci a concentrarti non serve a nulla, puoi stare lė ore e ore, e non arrivi da nessuna parte.
Sei istruttore: cosa č per te l'insegnamento?
Ho provato ad insegnare di fianco a Piera, non ho mai avuto un corso mio dato che col lavoro č impossibile gestire gli orari. Linsegnamento ti da qualcosa. Capire le difficoltā di altre persone ti aiuta a capire le tue, ti fa crescere. Ma linsegnamento vero, ossia prendersi la responsabilitā di altre persone, vuol dire: mi dedico e ci sono sempre, vuol dire che quelle persone fanno affidamento su di te.
Agonismo e insegnamento sono due cose belle.
Da allievo, cč un concetto importante che vuoi sottolineare del karate?
A volte lorgoglio ti fa pensare che stai facendo karate nel modo giusto e pensi di essere forte. Quando il maestro ti corregge non ti rendi conto che il consiglio che ti sta dando č quello giusto, č quello che ti farā migliorare. A volte il maestro dice durante gli allenamenti: devi diventare debole per diventare forte. Vuol dire che devi sconfiggere il tuo orgoglio ed imparare ad ascoltare in modo da capire per poter migliorare. Non č facile.
Quale č il risultato che ti ha dato pių gioia?
Mi ricordo un campionato regionale a squadre. Abbiamo fatto un incontro di kumite alle 9 di sera, e avevamo iniziato la giornata di gare al mattino: eravamo sfiniti. Siamo arrivati terzi, mi ricordo che salivo sul tatami, affrontavo lavversario e in 30 secondi vincevo per ippon uramavashi. Il maestro era contentissimo.
Un altro momento bello č stato lesame di 5° dan: č stato un esame molto sofferto, durato due anni ma č stata una soddisfazione.